domenica 28 luglio 2013

Le ragioni della forza: psicomagia dell'Azione

La civilizzazione giunge facilmente ad un punto in cui demonizza la forza, reputandola antitetica alla Ragione e al Diritto. Questo accade perché il principio alla base della concezione civile/giuridica della vita è:
“Non si deve fare una cosa perché qualcuno la impone, ma perché astrattamente è corretta”.
Tradotto in soldoni, con un esempio pratico, una persona non è tenuta a girare armata per difendere la propria incolumità, ma sei tu che, per principio, non devi aggredirla.
E a volte, la smania di astrarre il diritto legalitario dalle cose, spinge persone teoricamente "pacifiste" ad aggredire smisuratamente chiunque possa rappresentare un esempio di pensiero forte o come suol dirsi reazionario.
In generale, il sociale odia e teme l'Individuo e la sua potenza autonoma.
Herbert Marcuse ebbe a notare questo fatto, in un passo di Eros e Civiltà:

più aumentano le istanze del Super-Io e del controllo sociale, più inevitabilmente aumenta la voglia di contrastare e punire l'Io e l'Es.
Come l'asceta maltratta il corpo e lo odia, pur dicendo di superarlo soltanto, così chiunque sia nonviolento e legalitario tenderà a bacchettare e odiare chiunque sappia anche solo vagamente di forza.
Lo si nota benissimo anche in molte persone umaniste e votate al sociale, che hanno sprazzi di odio verso alcune figure autoritarie o patriarcali, che spiazzano per cattiveria e sorprendente odio.

In azzurro: nota astrologica:
In un certo senso, l’individualismo e la forza sono sempre antitetici alle ragioni del collettivo e della giurisdizione, basta notare come in Astrologia, ad esempio, che è davvero “Scienza delle Dialettiche”, Leone e Ariete (due Segni molto individualisti) siano opposti rispettivamente ad Aquario e Bilancia, cioè ai Segni più collettivisti ed equilibrati. In generale, tutti i Segni molto forti e dominatori (oltre ai due sopracitati, anche Scorpione e Capricorno) si oppongono immancabilmente a valori più dolci, riflessivi e introspettivi: è quindi una regola cosmica che l'Individuo, la sua forza e "prepotenza", sia l'opposto della comoda coesistenza e del pacifismo. La natura stessa dell'Individuo è in qualche misura ribelle e indomita.

Ottenere una cosa con la forza, anche discorsivamente, suona come un non saperla ottenere altrimenti: se parli a nome della forza, c’è sempre qualcuno che ti contesta il “non saper usare altro”, come se la forza fosse il rifugio dei poveri di ingegno.

In realtà, se andiamo a vedere come la pensavano gli antichi, scopriamo delle sorprese interessanti:

1 - L’idea di “civiltà” e di “umanità” antica era un po’ diversa da quella attuale: ad esempio, per essere un gentiluomo anticamente, dovevi essere armigero e “violento” secondo i canoni moderni. L’uomo completo aveva sempre anche una formazione marziale: non tutti sanno che moltissimi grandi della Storia, anche insospettabili, erano duellatori e spadaccini dalla tenzone facile (Lincoln, ad esempio, conquistò la moglie duellando).

2 – C’è un aspetto simbolico e magico nella cosiddetta forza o violenza, e ne parleremo estesamente in seguito: esistono dei livelli della psiche che solo la “violenza” (badate alle virgolette) riesce ad esprimere.

3 – Esisteva eccome un “diritto” che escludeva a priori il banale primato della forza bruta: era il concetto di VALORE. Gli antichi non erano mica scemi: lo capivano che la giustizia non dipende dalla mera fisicità del contendente! Ovvio. Infatti per l’uomo tradizionale non è la vittoria tecnica, o la forza “meccanica” la cosa da dimostrare, bensì il valore del guerriero, che consta di varie sfumature: forza d’animo, generosità, stile, drittura, passione, onore, coraggio (anche nel combattere coerentemente contro avversari più forti) e così via.
Quindi non è che la civiltà giuridica abbia inventato l’idea di “andare oltre la forza bruta”: era già intrinseco al concetto Valore.
Anche quando si guardava all’esito di uno scontro, come nel ‘giudizio di Dio’ a duello, non era per via della legge del più abile o del più forte, ma era in un senso più fatalista e che comunque si rimetteva espressamente ad un verdetto divino. Parlerò in seguito anche delle varie regole e usanze del duello, e vedremo bene come il Cavaliere sia sempre stato distinto dal semplice bellimbusto rissoso. Quindi in nessuna cultura antica troviamo quel banalissimo concetto mal-darwinista che è la famigerata ‘legge del più forte’.

Ora: ho detto poco fa che esiste un aspetto simbolico nella cosiddetta “violenza”:
è una cosa che sfugge alla mentalità scarna di chi lotta contro le tradizioni ritenendole primitive, ma che vi spiegherò con un esempio:
supponiamo che un bambino subisca angherie e violenze da un tutore crudele;
un giorno arriva un poliziotto aitante, che prende il malvagio e, semplicemente, lo gonfia di botte e lo arresta.

Cos’è accaduto?

Beh, agli occhi del civilista, è accaduto un qualcosa di “purtroppevole”, ossia una persona è dovuta intervenire purtroppo in modo manesco, per necessità, quando sarebbe stato molto meglio spiegare che, con o senza forza, non è giusto maltrattare i bambini. Dal punto di vista civile-puro, è un fallimento filosofico. Perché è come quando le femministe dicono “non dovete insegnare alle donne a non provocare, ma dovete insegnare agli uomini a non stuprare” (o anche: “non dovete reprimere ma educare”).

Alejandro Jodorowsky, ideatore della Psicomagia
e genio eclettico 

 Invece, dal MIO punto di vista (e col mio punto di vista viene quello tradizionale) al bambino di cui sopra è accaduta una cosa meravigliosa: un principio guerriero bello (il poliziotto) ha pestato il cattivo.
L’anima del bambino questa cosa l’ha recepita perfettamente.
Gli rimarrà sempre.
Più chiaro di qualunque discorso, e catartico.
E’ come nella Psicomagia di Jodorowsky: parlare il linguaggio dell’inconscio consente di agire con esso.

E’ il Teatro della Vita: esistono delle azioni che palesemente mettono in scena dinamiche cosmiche.

Come la fuitina, che oltre ad essere un’usanza spiegabile socialmente (la verginità, la famiglia ecc.), è anche un mettere in scena qualcosa che ha rimandi mitici (proprio in Sicilia, Plutone rapì Proserpina, a Enna).

C’è sempre più che della semplice politica, nelle cose.

Questo bisogna capirlo bene.

Esistono 3 livelli di un’azione:

ENERGETICO/ARCHETIPICO
MENTALE
PRAGMATICO

Il livello pragmatico, nell’esempio, è: “Il poliziotto fattivamente ha ottenuto l’effetto sperato. Avoja a chiacchere, dice il romano: l’intervento, leggi o non leggi, ha ottenuto un risultato concreto.”

Il livello mentale sarebbe tutto il dibattito su cosa è diritto e cosa no, su cosa è violenza e cosa no, e su come trovare dei parametri astratti per la violenza sui minori – il che non solo è una piccola striscetta filosofica fra i due livelli a fianco, ma è anche altamente soggetto all’opinione e al dibattito culturale.
Infatti, filosoficamente e giuridicamente, può essere difficile stabilire alcune cose: ad esempio, la differenza fra un dodicenne guerriero fra i barbari del Nord pagano, e un bambino-soldato moderno. Per dirne una.
Non sto giustificando l’impiego di bambini soldato: sto dicendo che la parte mentale-filosofica di un problema è sempre la più farraginosa e la più opinabile: generalmente, tende a servire convinzioni già date.
Tant’è che le leggi delle varie civiltà sono spesso derivanti più da fedi e dogmi, giustificati e razionalizzati, che non da ragionamenti puri: infatti la sacralità di certe cose alla base della democrazia, per esempio, è indimostrabile.

E poi c’è il livello energetico-archetipico:
il livello archetipico sta per: “A prescindere dal dato tecnico dell’arresto del cattivo, c’è all’opera un simbolo. C’è una dinamica mitologica in corso, che soddisfa il cuore”.

La Forza ha questo potere: agisce contemporaneamente sul piano pragmatico e simbolico, e il mentale si adatta.

Un’idea ha forza e carisma quando tocca pragmatico e simbolico:
Il leader che parla alla massa è un simbolo, non solo una funzione sociale.
Il marine che bacia l’infermiera nella celebre foto, incarna la fine della II Guerra Mondiale più della politica.
E ci sta bene così.

La mania moderna di intellettualizzare le cose ha portato a sopravvalutare quella striscetta ammortizzante e burocratica che è il livello mentale di cui parlavamo sopra.
E poi ci fanno le leggi!
Così poi ti ritrovi una cricca di opinionisti che discutono delle quote rosa, e lo psicopatico libero che uccide la moglie: perché?
Perché voi state masturbando l’aspetto mentalista della questione, quando un samurai l’avrebbe risolta con un colpo netto di spada, seguito da un rapido scrollo di sangue e un rinfodero.
Senza complimenti.
Si chiama Iaido: l’arte Zen di sfoderare.

E’ esattamente quello che hanno sempre detto tutti i guerrieri spirituali della Storia:
il samurai che “svuota la mente e si centra in se stesso”….
(come dice Katsumoto ne L’Ultimo Samurai, “riconoscere la Vita in ogni vita che prendiamo, questo è Bushido”)
Il cavaliere che dedica la spada alla dama e a Dio (tradotto: all'amore passionale, e alle causalità superiori di cui è agente)…
Arjuna il guerriero indiano, che supera i propri dubbi sulla guerra accettando la parola di Krishna….
Il cacciatore pellerossa che considera la sua caccia tutt’uno col Grande Spirito….
e così via.

Ecco, se questa è “violenza”, allora sono decisamente un violento.

E in uno dei prossimi post, riprenderemo il discorso del duello e dell’onore, che ho trattato già altrove.
Forza & Onore, a presto amici!

(articolo identico su www.anticocodice.blogspot.com)

lunedì 22 aprile 2013

Sii coraggioso, generoso e leale: lezioni di Psicologia medievale

"Nel nome di Dio, di San Michele e di San Giorgio, io ti creo cavaliere.
Sii coraggioso, generoso e leale."

Con queste parole, come spiega ad esempio Padre Alfredo Saentz nel suo libro La Cavalleria (ed. Il Cerchio), veniva investito il Cavaliere nella solenne cerimonia militare-religiosa.
La formula variava a seconda delle zone e delle culture, ad esempio in Spagna si aggiungeva San Giacomo ai due santi sopracitati, o venivano nominate altre figure di riferimento tradizionali (il profeta Daniele, Re Davide ed altri eroi della tradizione cristiana).
E' un chiaro esempio di una cultura in cui vita spirituale, vita sociale e militare erano fuse insieme, e vissute al contempo. Ma, al di là delle dissertazioni antropologiche, oggi voglio 'zoomare' su queste tre qualità a cui il Cavaliere viene esortato:


CORAGGIOSO
GENEROSO
LEALE

Coraggioso, beh, significa letteralmente ampio di cuore: il cor-aggio, come fa notare Igor Sibaldi, è la potenza di cuore, come tutti i termini che indicano il potenziale o l'energia o l'ampiezza di qualcosa: voltaggio, amperaggio, chilometraggio.... Il Cuore è il fulcro del coraggio, quindi non si tratta solo della capacità di affrontare i pericoli (che pure è un nobilissimo significato della parola), ma suggerisce, alla base di questa audacia, una particolare nobiltà d'animo, che parte dal Sentimento.
Anche nella Cabala, la lettera primaria, da cui scaturiscono le altre, l'Aleph (come "Alfa"), è proprio il geroglifico del Sentimento Promotore e del Cuore, della Creazione e del Motore delle cose.
Il Cavaliere è quindi mosso da un Sentimento ancestrale.
Nella tradizione cabalistica, un'esortazione attribuita ad un Angelo Guerriero dice:

"Ti ho dato sentimenti forti, legati ad un tempo ancestrale,
affinché tu possa facilmente ispirarti agli eroi del passato"

(cfr Haziel, Il Grande Libro delle Invocazioni e delle Esortazioni, Angelo 44)

Generoso, significa ovviamente che vive nella dimensione del Dono. Che, secondo il Taoismo, nell'uomo è una qualità che connette cuore e fallo, mentre nella donna connette cuore e seno: l'uomo riceve ispirazione nel petto (piatto) ed effonde energia vitale dal pene (sporgente); la donna riceve energia nel sesso (cavo) ed emana nutrimento dal seno (sporgente). Il Dono è pertanto una qualità fallico/lattea, quindi rappresenta l'offrirsi attivo verso qualcuno, che può essere una persona, una causa, l'Umanità o chi sia.
Il Cavaliere è quindi votato al Dono, offre: offre la sua spada, il suo agire, il suo amore, le sue idee.
Ovviamente non parliamo del "dover dare" che è tipico di chi, dietro l'abnegazione, maschera un non saper pretendere: parliamo della vera dimensione del Dono.

Come dissi scherzando ad una conferenza, noi uomini siamo fra il primato del Sentimento, e il sentimento di un primate; fra la dimensione del dono, e il dono della dimensione!
Giochi di parole da psicologi. :)

Leale, indica la capacità di agire chiaramente, rispondendo di ciò che si fa e non vergognadosi delle proprie azioni, oltre ad manifestare una forma di coraggio (v. sopra) perché per essere leali, con l'amico come col nemico, occorre indubbiamente "avere gli attributi".

Ho usato di proposito questa espressione:
perché queste tre qualità sono correlate anche in Natura, ad esempio se pensiamo ad uno studio svoltosi a Bonn, che ha mostrato una correlazione fra i livelli ormonali di testosterone e la tendenza al comportamento franco, alla tendenza ad evitare le menzogne.
Sembra che alti livelli di questo ormone, che notoriamente è associato all'aggressività, alla libido (maschile, e in misura minore anche femminile, insieme agli estrogeni) e alla dominanza, siano anche correlati alla franchezza, alla lealtà.

Mentre una certa corrente di pensiero (piuttosto ignorante in verità) continua a parlare di questo ormone come di un elisir di sola barbarie ("qui c'è troppa puzza di testosterone" - si dice dove tira aria di liti e spacconate), di fatto gli antichi ci confermano ancora una volta che Biologia, Psicologia e Mitologia vanno insieme (James Hillman direbbe che è d'accordo!).

In fondo, cosa significa aggressivo? "Che avanza", letteralmente: ad-gredior, Latino: mi dirigo verso.
Come le statue che ritraggono una figura in avanzata, che sono dette gradive.
Nessuno parla di fare necessariamente a pezzi qualcuno: aggressivo è diretto, attivo, e quindi anche sincero.

In effetti, riesce difficile immaginare un coraggio slegato da generosità e lealtà:
avete idea per essere sinceri quanto coraggio serva?
Accettare le conseguenze delle proprie opinioni e posizioni, disdegnare il compromesso, e quindi vivere la responsabilità individuale di essere assertivi, di non dover dipendere dall'approvazione altrui per agire o pensare in un certo modo.
E in genere, chi è leale è anche generoso e audace, perché la tendenza a trattenere ed evitare, tipica del soggetto diplomatico o menzognero, è proprio l'opposto della generosità: si traduce spesso in un 'trattanere' psicologico oltre che materiale. Chi fa ampio uso di bugie e sotterfugi, spesso, nella più innocua delle ipotesi, è un pigro che vuol essere lasciato in pace, evitando il cimento ed evitando il rapporto vero con l'altro. Un "No man", direbbe Jim Carrey.
Inoltre, essere leali richiede un continuo confidare nel proprio valore, non solo in termini di vittoria o sconfitta, ma di quello che viene chiamato onore: è leale il leone che non teme la iena, ma è leale anche Ettore che va fino in fondo pur sapendo che Achille ha il favore della Sorte, nonché la pelle invulnerabile.
E' il famoso "Valore", qualcosa che va al di là dell'esito di uno scontro.

Valore, nobiltà di cuore, coraggio, forza, altruismo e lealtà sono qualità intrinsecamente correlate.

I valori che gli antichi associavano al Guerriero sono sostanzialmente gli stessi in tutte le culture, con qualche sfumatura: i cavalieri cristiani non facevano harakiri-seppuku, e non facevano la danza Maori, però il concetto è quello. Tant'è che samurai filologicamente deriva da un verbo che significa 'servire' (di nuovo la dimensione del Dono), e fu proprio un grande guerriero Maori, il re Kamehameha I, ad ispirare l'unico Ordine Cavalleresco delle isole Hawaii.
Quindi parliamo di qualità universalmente associate all'eroe: ad esempio, una buona dissertazione sulle virtù di questo tipo la troviamo nel libro di Charles Hackney Le virtù guerriere, ed. Ponte Alle Grazie.

Immaginate quindi il valore olistico del trasmettere certi valori alle giovani generazioni:
ogni popolo ha queste tradizioni già a casa sua.

Quando io applico nella mia attività di psicologo questa sapienza degli antichi, sono sicuro di alimentare il benessere dei pazienti:
ad uno psicologo mitopoietico non interessa soltanto che il paziente si integri nella società, o che diventi "sano-standard", ma interessa che trovi una Leggenda Personale (come dice Paulo Coelho) e intravveda il filo che unisce quello che succede nelle sue cellule, nei suoi ormoni, nelle sue molecole, a quello che succede fra gli Dei e gli Eroi.

Se tu hai un problema con il dare, puoi aspettarti che io ti prescriva anche esercizi per allenare le altri due qualità correlate: lealtà e coraggio. Perché io mi fido di quella formula. Probabile che io ti insegni un esercizio di spada, o una meditazione ispirata al Guerriero Interiore, per connetterti a quell'archetipo che, in un sol colpo, farà bene a tutte e tre queste capacità.
Anzi: non solo è probabile, è sicuro!

E immaginate gli effetti positivi del porre l'accento sul collegamento Energia Maschile = Lealtà, in una cultura dove spesso il maschile viene demonizzato o considerato a volte, nemmeno tanto implicitamente, un qualcosa di arretrato, o destinato all'estinzione (come vorrebbero alcuni spiritosi alla moda, fra cui Umberto Veronesi che ama sottolinearlo spesso).
Quante volte avete sentito parlare di "violenza maschile", "stupro maschile", "femminicidio", o altri termini che danno per scontanto dove sia il Male? Abbondano sulle riviste e nei media esortazioni a guardarsi dal Maschile, con tanto di insensati mea culpa di genere, richiesti dai media ad ogni efferatezza commessa da uomini.  
Iniziamo a spiegare che l'ormone della forza aggressiva maschile è anche il principale ormone della salute dell'uomo, e che è coinvolto nella configurazione psicofisica di qualità elevate, come appunto le virtù cavalleresche.
Anticamente, non si diceva a un uomo "getta a terra la spada e privati di quello che hai fra le gambe, e diventa una donna" - no, casomai:
"Ti dò questa spada, e ti metto anche un destriero fra le gambe, e difendi e onora la tua donna"!

Checché ne dicano le voci alla moda, il buonsenso è intuitivo: tutti sanno in cuor loro che gli antichi avevano ragione a dire certe cose. 
Anche un bambino (anzi, soprattutto) sa come sia un Cavaliere, e come sia un tipo valoroso.
E che sia saggezza antica o sapere ingenuo, è seguita a ruota dalla Scienza, alla fine: spesso la Biologia compie un ampio giro per dimostrare cose intuitive, o come ho scritto nella mia tesi:
la Scienza dimostra spesso l'ovvio, ma lo dimostra bene.

"Nel nome di autorevoli studi molecolari, neurochimici e genetici,
ti riconosco Uomo. Sii coraggioso, generoso e leale."

(S'il vous preferit....)

CENNI BIBLIOGRAFICI titoli al volo direttamente sull'argomento:

Alfredo Saentz, "La Cavalleria"
Franco Cuomo, "Gli Ordini Cavallereschi"
Charles Hackney, "Le Virtù Guerriere"
Alfredo Tucci, "Crocevia"
Franco Cardini, "Alle radici della Cavalleria medievale"
P. McAllister, "Gli uomini non sono più quelli di una volta"
Claudio Risé, "Il Maschio Selvatico"
Igor Sibaldi, "Vocabolario"
Roberto Marchesini, "Quello che gli uomini non dicono"
Costanza Miriano, "Sposala e muori per lei"
Eric Zemmour, "L'uomo maschio"
Anselm Grun, "Amare e Lottare"
Antonio Gentili, "Vengo a portare la spada"
Steven Rhoads, "Uguali mai"

martedì 16 ottobre 2012

La reginetta dolente - la sofferenza delle donne fra Jung, Troisi e Di Ceglie

Ѐ curioso come ogni donna, anche la più bella e corteggiata, sia convinta di essere sfortunata in Amore.
Ti trovi spesso il caso classico immaginate la scena:
Mare, tavolino del bar: in comitiva la ragazza bellissima, corteggiata da sempre, da tutti, che deve (deve!) fare tutti partecipi della sua sofferenza amorosa per qualche fighetto di turno.
E tira fuori tutto il repertorio dello strazio, da Baglioni a Zarrillo a Tiziano Ferro: il fighetto è una persona semplice e ovvia, le sue abitudini sono prevedibili e i suoi pensieri comunissimi, ma lei in quel tipo ci vede qualcosa di criptico, e ci soffre – forse la chiave di tutto è proprio in una canzone di Raf che sembra scritta proprio per loro (incredibile! Fatalità, la stessa di altre 600 amiche sue: o questo Raf è un genio che ha toccato il Comun Denominatore di TUTTE… o l’attinenza è forzata).

La ragazza ovviamente crede che a tutti in comitiva interessi il suo dolore, e soprattutto ignora che:

-          le amiche grasse la stanno maledicendo per le sue lagne: loro soffrono anche solo per avere l’attenzione di un uomo, una di esse ha avuto un coito fugace con uno che poi si è dileguato, e un’altra è combattuta fra l’obesità e la minaccia di dimagrire ma perdendo il tono del seno (unica dote che esibisce). Lei invece, la reginetta dolente, ha la 42, rimorchia 6-7 ragazzi a serata e frigna per sfumature;
-          gli amici preferirebbero attaccarsi un picchio alle cosce e farsi beccare il costume piuttosto che ascoltare la cornucopia di cretinate che la ragazza sta esprimendo. Ascoltandola, hanno strani sintomi, come un’improvvisa rivalutazione del Ratto come metodo di formazione delle coppie: se le scelte d’amore sono così difficili per una donna, pensa il ragazzo, rapendole come facevano i Romani, non si potrà peggiorare la situazione, al massimo migliorarla.  
-          “amici”… Amici è una parola grossa. Diciamo Achei accalcati nel cavallo di legno dell’Amicizia, parcheggiato fuori dalle sue mutande. Achei che peraltro soffrono a loro volta di un dolore complementare a quello delle amiche grasse.

Insomma, la strafiga soffre, e deve farcene tutti partecipi.
Disgraziato colui che prenderà sul serio i suoi problemi, in un maldestro tentativo di conquistarsi un merito-comprensione: la strafiga non gli darà nemmeno una narice, e – beffa nella beffa – risolverà il suo ridicolo problema invaghendosi di un altro deficiente.
Ovviamente lei lo chiamerà “relazione difficile” – noi diciamo più prosaicamente “un altro deficiente”.
Magari lui si era sentito spiazzato di fronte ai problemi complessi di lei, quasi quasi le aveva dato perfino ragione - salvo poi scoprire che ad aprirle gli occhi non sono state le parole sagge dell'amico, ma due risate con le amiche e un brasiliano appena conosciuto.
Ecco, sapientino: così impari a prendere sul serio le lagne delle amiche. Benvenuto fra i misogini.
Probo invece colui che sorvola sulle fisime e la corteggia con leggerezza: egli è sapiente, e sa che OGNI donna esce da una storia complicata, ha storie complicate, va verso storie complicate, ma si può sempre sedurla. Il Seduttore non vuole invidiare il prossimo che la porterà a cena fuori: la porta a cena lui stesso: fa lui quel che invidierebbe di veder fare a un altro.

Ma torniamo alla nostra eroina:
perché questa ragazza ha deciso di tediare i suoi amici, e le sue amiche ciccione, con la sua sofferenza malriposta? Forse faremmo meglio ad andare a vedere che fa qualche altra strafiga:

E scopriamo che vale lo stesso per grandi dive, grandi donne, grandi icone sexy.

Ma allora, soffre la fighetta, soffre la grandonna, soffre la Callas, soffre Marilyn Monroe, soffrono tutte! Allora è intrinseco! Cosa c’è dietro, cosa collega il pathos alla realizzazione amorosa di una donna?

Ce lo spiegò Carletto Jung, una volta:
gli domandarono quale sia l’equivalente femminile del viaggio dell’Eroe.
Lui, dopo una riflessione a pipa fumante, concluse:
“La Sofferenza.”

Sì, diciamo che la sofferenza è per la donna l’equivalente dell’impresa eroica del maschio: potete facilmente verificarlo sentendo come due o tre donne che parlano, in genere, competano su chi ha sofferto di più. Noi giochiamo a chi ce l’ha più grosso, loro a chi ha sofferto di più.

“Io sono stata 5 anni con uno sposato”
“Eh, cara mia, io 7.”
“E io” – dice una terza – “mi sono cresciuta un figlio da sola avuto da un tunisino che è scappato in Africa sul più bello.”
“Ok, ma il mio sposato di 5 anni aveva anche un’ischemia, e beccateve questo!”
E vince.

Per questo, quando una donna chiede consiglio su una sofferenza d’amore, come psicologi (ma anche come amici, o parenti, o oracoli, o quello che volete essere) possiamo fare due cose:
-          una donna può aiutare la sofferente a vivere questo viaggio eroico;
-          un uomo, può dare il punto di vista maschile sulla cosa – non tanto dare soluzioni, perché non è detto che la sofferente voglia una soluzione, sebbene a volte possa servire un bel taglio di nodo gordiano, e allora starà a lei farlo come si sente.

La sofferenza è in effetti una di quelle cose a circuito che permettono rivelazioni e prove di forza: come il Combattere non finisce mai, anche i problemi amorosi, a volerli tenere in vita, possono trascinarsi per anni, divenendo una sorta di gioco continuo che, torchiandoti, ti spreme per forza qualcosa. E di qui, tutta la filosofia del Dolore: Hillman dice che una ferita aperta sono palpebre per l’Anima, Gibran dice si seguire l’Amore “anche se una lama nascosta fra le piume potrà ferirvi”.
Insomma, il Pathos ha tutta una sua mitologia.

C’è a chi non interessa.
Non tutte le vie sono uguali: c’è chi nasce per avere le stigmate amorose, e chi no.
Le donne in genere le hanno. 
Tutte.
Anche quelle forti e indipendenti.
Soprattutto quelle forti e indipendenti, perché in genere non aspettano di meglio che una super-bestia più forte di loro, per cui soffrire felicemente, e finalmente!

Come disse Massimo Troisi: “Lasciatemi soffrire BENE!”

L’importante è appunto, farlo bene: di fronte alle tragedie amorose (quasi sempre banalissime) di un’amica, faremo il meglio se lasceremo perdere di volerla convincere a non soffrire (per carità, guai a toglierle il suo viaggio eroico! Potrebbe mordere), ma magari la aiuteremo o a vivere meglio la cosa (lo faranno le altre donne) o la aiuteremo a capire meglio gli uomini (lo faremo noi), così almeno soffrirà con le idee quasi chiare, e non su cose infondate.
Poi un giorno le passerà, ma quando dirà lei: a volerla tirar fuori prima, si rischia, per usare una metafora fotografica, di aprire la porta del laboratorio bruciando le foto in formazione.

La psiche femminile infatti, non ha un sistema di problem-solving, ma una sorta di metabolismo emotivo che digerisce a poco a poco i problemi.
Per dirla in termini meccanici, immaginiamo un guasto alla macchina:

-          una mente mascolina ragiona così: ‘la porto dal meccanico, poi funziona, torno a utilizzarla; al massimo provo a ripararla da solo, unica incertezza, al limite collaboro col meccanico’;
-          una mente femminea dice: ‘si è rotta, non so bene perché, non voglio andare dal meccanico, non voglio nemmeno chiudere con la guida, prima o poi andrò dal meccanico ma mi rode’. Poi, un po’ si distrae, un po’ ce la trascinano dal meccanico, un po’ si invaghisce del gommista, insomma alla fine la macchina viene riparata e lei “rinasce come conducente”.

Quindi: salvo in caso di vere tragedie, prendiamo con una certa filosofia lo struggimento delle ragazze, e facciamo in modo che, con Troisi, “soffrano bene”. Se poi la situazione degenera, si fa sempre in tempo a dir loro, con Ruggero Di Ceglie, “DAI *****!”.
Alla prossima!

ZAKHAR U NEQEVA: Maschio e Femmina - un volo fra parole, sessualità e politica

“Zakhar u Neqeva’ Bara Ottam”
sono le parole della Genesi che conosciamo tutti come “Maschio e Femmina li creò”.
E oggi voglio analizzare insieme a voi l’etimologia delle due parole:

ZAKHAR
NEQEVA

C’è una regola molto chiara ai filologi: per capire una parola, basta vedere la sua etimologia.
Nell’Ebraico antico, che è una lingua sacra, fatta di lettere che sono ognuna un piccolo geroglifo, un piccolo ideogramma, ogni parola è come una formula chimica le cui lettere sono gli atomi.

La parola “Zakar”, ossia Maschio, è composta di lettere (Z, K, R) che indicano tre concetti, a seconda di come li leggiamo:

 
- KR indica la consapevolezza, l’aver presente; Z indica il trionfo, le armi, l’avanzare e anche il nutrire: Zakhar sta quindi per “la consapevolezza della guerra”, o “la capacità di portare cibo”. Un evidente richiamo al cacciatore-guerriero-padre, palesemente archetipo maschile. Non a caso nei Tarocchi “Z”, la lettera Zain, è l’Arcano VII, il Carro. Ritroviamo l’attinenza col nutrire anche nel termine “Yang” cinese, che indica sia il Maschile nel Tao, nel Taiji (la Suprema Polarità), sia il Montone, sia il Nutrire.

- ZKR però indica anche “ricordare l’origine”, come radice, quindi il Maschile è anche colui che ricorda, che serba geneticamente la presenza del Primordiale, dell’Ancestrale.
Il Maschile è quindi “quella forza che, memore del primitivo, avanza, combatte e nutre”.

La parola Neqeva’, invece, ossia Femmina, indica (N Q B He, da leggere a metà fra ‘Nechevàh’ e ‘Nechebè’, diciamo), indica vistosamente una nicchia (che si dice proprio Neqev, “buco”), ma la Q (Qof) simboleggia anche un toccare il fondo e risalire, quindi letteralmente “una nicchia in cui si entra e si esce” – inutile sottolineare che si tratta proprio della vagina, in cui l’uomo entra ed esce, sia nell’atto sessuale, sia uscendone come creatura.
Il Femminile è quindi “una fossa, un vuoto, in cui si entra e si emerge”.
Ѐ la consapevolezza del Vuoto, di avere una capacità di accoglienza, da cui emerge la Vita. Del resto, anche il termine “Yin” cinese indica non solo il Vuoto, ma anche la gestione della casa, poi vedremo in che senso.

Una volta compresa questa Sapienza occulta, possiamo capire una serie di cose: ad esempio, come nella Storia i movimenti fortemente Yang sono sempre stati al tempo stesso rivoluzionari e conservatori: il Fascismo ad esempio, si è dichiaratamente posto come movimento rivoluzionario E ultraconservatore. Proprio perché nel Maschile c’è l’Avanzare (un appellativo di Marte è proprio ‘gradivus’, ossia “che procede”) ma anche la memoria dell’Ancestrale, quindi il tener presente il Primordiale. Comprendiamo quindi come il Genio Maschile sia una forza indomita e verticale, che è al tempo stesso un fattore innovatore e primitivista. Del resto, una cosa che hanno in comune queste due cose è l’idea di Inizio: distruggere uno schema per avviarne uno nuovo, o riportare valori antichi, o anche, come dice la locuzione comune, “agire per principio”, cioè per una causa ideale, una presa di posizione simbolica.

Ben diversa è la “politica” del Femminile, che come dicevamo è un Vuoto e una gestione orizzontale: il termine Greco “Economia” (oikonomia) indica precisamente “gestire la casa”. Infatti tutti i movimenti politici a stampo femminile sono su base non tanto ideologica, ma su base economica e orizzontale: basti pensare al Comunismo, concepito dal Toro Marx, e il Toro, malgrado il nome, è un Segno fortemente matriarcale, contrapposto al nomade guerriero Scorpione. Il potere Yin, quindi, è “conservatore” non nel senso di “legato all’ancestrale”, ma nel senso di orizzontale, tellurico, quiescente-difensivo. O meglio, se vogliamo, è questo il suo ancestrale, la sua natura primordiale: non primordi mitici ed eroici, ma una natura terrigna e legata ai cicli della Terra, della Luna, delle Maree.
Questo discorso ci porta anche ad un’altra avventura etimologica: e cioè la radine MN che indica la Luna in quasi tutte le culture. Moon in Inglese, Mond in Tedesco, Menè in Greco: la Luna. Noi abbiamo con la stessa radice le parole Mese e Mensile, e Menarca, ma anche Mente: la Luna, infatti, regola il ciclo dei mesi (Mensile), il ciclo delle donne (Menarca) ed è una componente della Psiche (Mente). Anche il nome Minerva, in fondo, ha la stessa radice: nata dalla Mente di Giove.
In Ebraico, se vogliamo fare un volo azzardato, MN indica:
M = le Acque, l’Orizzonte, i Petali;
N = le Cose, i Prodotti terreni.
“MN” indica quindi, come radice, un qualcosa che muove Acque e fa fruttificare: appunto, basti pensare alle maree e alla tradizione dei lunari agricoli, e tutte le regole contadine legate alla Luna.

Perché vi ho detto tutto questo? Perché – e ne riparleremo in altri post – è utile cercare le origini ancestrali delle parole, per comprenderne il significato, i concetti, e soprattutto la poesia. Non a caso nella Cabala si dice che Dio crea il mondo usando l’Alfabeto…. Ed è bello trovare in un’antica parola la “formula chimica” che la ricollega a tutta una costellazione di suggestioni, cose che giustamente gli antichi cercavano proprio nel Cielo! Alla prossima!

martedì 7 agosto 2012

O come Otello, O come Onore: cavalcare la tigre della Gelosia al maschile

Quante se ne sentono sull'argomento "corna e gelosia"?
Tante. In tv si parla continuamente di tradimenti, e l'argomento torna ovunque: Letteratura, Cinema, Gossip, le corna sono un leitmotiv perenne! Ora: l'unica differenza fra l'antica Letteratura e il modo attuale di trattare l'argomento, è che oggi, siccome la cultura razionalista e progressista ha orrore delle differenze ed ha orrore delle passioni, non si arriva a capo di niente. Appunto perché, trattando la Gelosia da un punto di vista paritario, razionalista e senza considerare la diversità fondamentale fra Uomo e Donna, ci si riduce a blaterare cose scialbe (nel più mite dei casi) o atroci (nel peggiore).
Esempio di concetto scialbo:
"La gelosia è presente nel rapporto ed è utile, ma va vissuta con complicità e fiducia."
Esempio di concetto atroce:
"Il tradimento fa bene alla coppia."
E certo! Nel primo caso, si butta la questione su una generica "complicità" (che tutti citano ma nessuno ha mai capito che significa) e la famosa "fiducia", componendo una frase finto-equilibrata che non dice nulla in fin dei conti. Nel secondo caso, la frase punta addirittura all'eccesso opposto alla Gelosia: la tristissima baggianata per cui "il tradimento fa bene alla coppia", tirata in ballo dai pensatori che vogliono fare i guru dell'anaffettività.
Allora, ci sono solo due modi di affrontare la questione: uno è quello di ignorare le profonde motivazioni e correnti dell'animo, continuando a sparare strane frasi come quelle suddette - e l'altro, è quello di cavalcare la Tigre. Ad esempio, le iniziazioni e i vari rituali e usanze delle tradizioni, riguardo all'Amore e all'Onore, vengono fatti passare, da qualche sociologo un pochino miope, come banali retaggi di un'epoca obsoleta, con usanze spiegabili in base a qualche nozione su come andava la società all'epoca.
E' sbagliatissimo: le usanze del Galateo e tutto il "codice d'onore" nei rapporti fra uomo e donna sono delle elaborate e intelligentissime psicomagìe - per dirla con Jodorowsky.
Vanno a toccare le questioni cruciali dei rapporti uomo-donna, offrendo alle passioni e alla mente maschili e femminili esattamente quello di cui hanno ancestralmente bisogno. Perché, tanto per cominciare, diciamo la cosa fondamentale: la gelosia maschile è radicalmente diversa da quella femminile. Anche se poi esistono uomini "yin" e donne "yang" parzialmente, e ognuno gli archetipi ce li ha dosati a modo suo, andando per sommi princìpi possiamo dire questo:
LA GELOSIA MASCHILE SI GIOCA SULL'ONORE E SUL PRIMATO EROTICO
LA GELOSIA FEMMINILE SI GIOCA SULLA RELAZIONE E SULLA FIDUCIA
Sono due cose completamente diverse.
E richiedono approcci completamente diversi!
E velo dico candidamente, a scanso di equivoci:

è perfettamente inutile puntare su cose che non interessano ad un soggetto. Se uno è pervaso dal demone della Gelosia, bisogna parlare il linguaggio della sua gelosia per sistemare la questione. In termini antichi, diremmo "accordarsi con la Bestia", o "cavalcare la Tigre"; in termini strategici diremmo "trovare buone strategie per dare un buon corso alla pulsione della gelosia". Insomma, sistemare, fra potenti energie e "circuiti" adatti (all'altezza dell'energia!), un sentimento che è non altrimenti gestibile. Oggi, in questo post, parliamo quindi della gelosia al maschile, e di alcune regole d'oro per viverla al meglio. Elencherò prima 4 cose che le donne moderne non hanno ancora capito, e poi 4 cose che ogni uomo deve sapere per essere grande nella Gelosia.
1 - SESSO E ONORE
 Andiamo al sodo: la gelosia maschile si basa sempre e solo su due elementi: Sesso e Onore, ossia primato sessual
e personale, e capacità di farsi rispettare. L'uomo ragiona da uomo, inutile criticarlo come "primitivo": siamo così e ce ne vantiamo: ci interessa primeggiare e batterci il petto, le donne devono farsene una ragione, e sapientemente lasciar fare senza psicologismi lambiccosi. Quindi è del tutto inutile puntare su altri elementi, per tranquillizzare un partenr geloso. Perché? E' presto detto al punto 2:
2 - NON SOLO FEDELTA'
Sto per rivelarvi una cosa che lascerà a bocca aperta qualche anima candida: la fedeltà della donna, come importanza nel mitigare la gelosia, è sopravvalutata. Certo, è la conditio sine qua non: nessuno vuole stare con una donna infedele, se non è scambista o masochista! Solo uno stupido ama inseguire una donna infedele! Ovvio. Però la fedeltà non è il punto cruciale della gelosia maschile. Non è sufficiente. A una donna basta: a lei interessa che l'uomo, briccone solitamente, si regoli rimanendo fedele. A un uomo, non basta che la sua donna badi a se stessa: deve essere lui a procurarsi il rispetto e il timore del rivale. Anzi, una donna che badi a se stessa lasciando all'uomo solo da star tranquillo, lo fa sentire escluso e vilipeso, quando lui vorrebbe prendere di petto i rivali. Quindi date retta a me: smettetela di dire "Amore, anche se stessi in una caserma penserei solo a te" - se ne frega, ve lo dice il dottore! Se proprio dovete parlare di caserme, ditegli semmai che in caserma hanno tutti paura di lui. E' quello il punto, non certo che voi badate a voi stesse. Chi ha orecchi per intendere intenda!
(PS: lo so perfettamente che una donna sa tenere a bada anche 3 pretendenti, o una banda di Proci come insegna Omero. Ma Ulisse vuole pensarci lui. Lasciatelo fare, o lasciateglielo credere).
3 - SAPERCI FARE
Una volta compreso che all'uomo interessa primeggiare sessualmente ed essere rispettato con una certa smargiassaggine, la donna avveduta capisce anche che basta molto poco a convivere col Maschile: basta avere l'Arte Femminile. Ma quella, deve insegnarvela la nonna, o il Cerchio delle Donne. Su una cosa potete star certe: la donna del 2012 è di gran lunga quella che con l'uomo ci sa fare meno. L'illusione sessantottina dei rapporti paritari e amicali ha rovinato tre o quattro generazioni, spingendo le donne a una totale incapacità di relazionarsi col Maschile. Allora avremo la ragazza del 2012, che si reputa avveduta e seria solo perché prima di farlo in discoteca con un estraneo si porta dietro il preservativo. Poi parla di sesso come uno scaricatore di porto, e puntualmente, quando viene trattata da donna facile, si racconta balle sostenendo che "gli uomini non reggono una donna che non è ipocrita". In realtà, loro la reggono benissimo: si fanno due rapidi calcoli e ci vanno a letto, e la piantano. E' lei semmai che non regge la delusione, dato che, come vedremo in un altro post, in ogni donna c'è una sposina. Ma ne riparleremo. Per ora, vi basti sapere che, se avete atteggiamenti che farebbero diventare misogino e bestemmiatore anche Gandhi, è solo colpa della confusione moderna, e dovete recuperare la sapienza del Cerchio delle Donne.
4 - QUESTIONE MASCHILE E GELOSIA
Chiariamo un equivoco moderno: il Geloso all'antica non è lo stalker, o il manesco, o il misogino crudele. A divenire stalker violenti, assassini e stupratori sono infatti gli uomini poco sviluppati, deboli, vigliacchi, dipendenti, poco virili, che psicologicamente sono lattanti e non "fallocrati". In realtà, un uomo mascolino e forte sa sintetizzare in sé un'alchimia di gelosia e dignità, per cui è inutile e fuorviante che le femministe propongano il binomio "maschilità = violenza". Lo dico da psicologo e da allenatore di Difesa Personale: un Re è un Re, non si disonora commettendo viltà. E' proprio il Maschile vero - Padre, Guerriero, Guida, Amante - l'antidoto alla mentalità vile e crudele di chi massacra le donne.

ED ORA, vediamo i miei 4 consigli per gli uomini, sulla stessa base dei punti suddetti:

1 - SESSO E ONORE
Uomo, se vuoi cavalcare la Tigre, allora accetta la tua natura e inizia a cercarti una bella centratura sulla tua Sessualità, e un tuo codice d'Onore. Gli antichi lo sapevano: il Galateo, le regole del Duello (non pensare all'uccisione insita nel concetto, parlo dell'idea archetipica del duello, fosse pure con spade di gomma, è un esempio!), le regole dei vari gradi di offesa e di rispetto, sono tutte intelligentissime e profonde trovate per equilibrare i rapporti fra Maschile e Femminile. Io coi miei pazienti cerco di trovare un codice valido, nobile, regale, su misura, che faccia sentire l'uomo a posto con la propria voglia di Amore e Onore.
2 - NON SOLO FEDELTA'
Uomo, se vuoi cavalcare la Tigre, sediamoci e vediamo un po' cosa ti interessa: cosa vuoi, cos'è che ti preme? Ti senti escluso perché la tua donna viaggia molto con un collega? Ti senti oppresso dal timore di un ex? Hai dubbi sul passato della tua donna? O forse vivi in una famiglia tutta di donne e nessuna capisce bonariamente la tua mentalità, che un amico riterrebbe normalissima? Tu e la tua ragazza siete incompatibili e forse anziché arrabbiarti converrebbe trovere una donna più adatta, semplicemente? O forse ti sei ammorbato su quella donna perché hai ridotto molto i tuoi interessi? Hai paura di non soddisfare sessualmente la tua donna, e forse ritrovando la tua Sessualità ritroveresti anche la sicurezza? O magari sei cornuto e vorresti tanto dare un pugno a quel fighetto che s'è portato via tua moglie senza conoscere niente di lei? Cosa si può fare, e cosa esattamente ti preme dimostrare? Esprimi un desiderio, spara, dimmi cosa servirebbe a farti star meglio. Anche se ti suona ridicolo. Non ti dirò di diventare "evoluto", aperto, o altre boiate astratte. Sono un uomo, come te: troviamo una soluzione parlando fra uomini. Una soluzione che ti piaccia.
3 - IL SENSO DELLA DONNA
Uomo, se vuoi cavalcare la Tigre, allora dobbiamo parlare di donne. Conoscere le donne, saper trattare, nobilmente e mai acidi, con ogni tipo di donna: anticamente, l'uomo veniva istruito a rapportarsi con le donne, con la fidanzata, con le amiche, con le prostitute, con la moglie. Impara a conoscere le donne, sii Amatore, intenditore, e scoprirai molte cose interessanti. Inoltre, conoscendo le donne e il loro linguaggio, potrai evitare di impaludarti in interminabili battibecchi senza via d'uscita, ma potrai sempre parlare e porti da uomo, attraverso quella che si chiama....
4 - .... CENTRATURA SULL'IO MASCHILE
Uomo, se vuoi cavalcare la Tigre, coltiva l'Imperatore che è in te. Io coi miei pazienti e allievi, e compagni di Allenamento, di Ricerca, di Meditazione, pongo sempre l'accento sul fatto che, quando un uomo è centrato sulla propria natura Yang, verifica subito due cose: si sente più autentico in qualunque  azione, e piace di più alle donne. E a quel punto, la tua gelosia sarà sì una passione forte, ma sarà la passione di un leone, di uno che è maestro della propria natura.
Un uomo che può essere un esempio.
Come dico in una mia poesia (umilmente, mi autocito!), in quasi nessuna cosa umana, come nella gelosia, è facile varcare il confine fra Ridicolo e Valoroso, fra Orgoglio e Capriccio, fra Rabbia stizzosa e Rabbia-ruggito.
Allora intanto io vi auguro buone riflessioni si quanto detto, e come sempre:
Forza, Onore e Passione!

Per info: Dott. Daniele Solazzi,
329-1553526

mercoledì 25 luglio 2012

L'Arte della Spada per il Benessere Totale

Nei miei studi, oltre ovviamente a contare sulle conoscenze ottenute studiando alla Facoltà di Psicologia de "La Sapienza" di Roma, molto devo alla mia appassionata ricerca sulla Psicologia degli Antichi. Sono da sempre un grande studioso di Mitologia, tradizioni spirituali ed esoteriche, e Meditazione. Conosco molto bene l'Astrologia (anche Jung e Hillman, e la psicoanalista Luciana Marinangeli sono esempi di psicologi esperti in Astrologia); ho studiato e studio con rigore la Cabala, lo Yoga, lo Sciamanesimo, il Taoismo, il Tantra, e tutta una serie di dottrine che sono il tesoro di Sapienza dei saggi dell'Antichità. Sono un esperto anche di Arti Marziali, che pratico con passione: ne ho praticate molte, e tuttora pratico: in particolar modo, ho avuto modo di conseguire il I Dan nel Karate Wadoryu, e l'abilitazione ad insegnare Difesa Personale Krav Maga come Allenatore - ma la più grande passione nel campo delle arti di combattimento resta per me la Spada. L'Arte della Spada ha molte forme: dalla guizzante spada cinese Jian, alla zenista Katana samurai, alla raffinata Spada Europea, alla danzante Gatka indiana.... ognuno può trovare uno o più stili che si confanno alla sua natura, alle sue inclinazioni, al suo modo di muoversi e d'intendere la Scherma.
Ora, sommando tutte queste mie conoscenze - la Psicologia, lo studio del benessere psicofisico, la passione per lo Sport, le Arti Marziali, le tradizioni spirituali, la Scherma nei tempi - ho ideato una serie di esercizi, da eseguire con la spada, per promuovere il benessere ed "accordare" Corpo, Mente e Spirito. Non tutti gli esercizi sono puramente meditativi: alcuni sono spiccatamente muscolari, alcuni dinamici, altri statici, altri dialettici e mentali, altri immaginativi: tutti hanno però in comune l'uso della spada.
Nei miei seminari, che posso svolgere ovunque ci sia spazio adeguato (palestre, sale, teatri, piazze, parchi, ovunque un certo numero di persone possano star comode con la spada in mano), io insegno, con spiegazioni e prove pratiche, come l'Arte della Spada possa far bene alla Vita dell'uomo - che sia:
* a livello strategico (l'Arte della Spada come modello di risoluzione dei conflitti relazionali);
* a livello filosofico (essere Guerriero, quindi essere Uomo, Cavaliere, oppure Amazzone, cosa significa e cosa comporta anche nella società odierna);
* a livello energetico (i movimenti per allinearsi a certe forze interiori, come l'Assertività, la Forza, la Chiarezza, la Sensualità e così via);
* a livello fisico (danzare con la spada, liberandosi da impacci e maldestrìe, e cercando Arte e Piacere).
Per questi seminari e corsi non è necessario un equipaggiamento particolare, specialmente le prime volte va bene un abbigliamento comodo ed un oggetto che possa somigliare ad una spada, come un bastone lungo circa un metro. Ovviamente nel caso di un seminario con 5 o 10 persone, basteranno le spade di legno portate da me; in caso di seminari e corsi con molte più presenze, avviserò di portare da casa un bastone adatto all'uopo. Non c'è assolutamente, lo dico a chiarimento:
- nessun agonismo;
- nessuna concorrenza con specifici corsi di Kendo, Scherma o altre arti marziali (non è infatti un corso di questa o quella specifica arte marziale riconosciuta, bensì è un corso di benessere psicofisico basato sull'Arte della Spada, attraverso studi psicologici, marziali e meditativi, da varie tradizioni);
- nessuna rievocazione storica (infatti nonostante io mi avvalga di conoscenze di varie culture, e possa citare il Flos Duellatorum di Fiore De'Liberi, come il trattato di Filippo Vadi o come il Libro dei Cinque Anelli di Miyamoto Musashi e così via, non cerco di rievocare una precisa arte storica contestualizzata, ma solo di mostrare la verità eterna dell'Arte della Spada).

Per qualsiasi informazione, per chi volesse seguire uno di questi corsi, o per chi volesse consulenza privata, o per chi volesse ospitare un seminario nel proprio Circolo Culturale o palestra:

Dott. Daniele Solazzi
329-1553526

A presto!

giovedì 23 febbraio 2012

PSICOLOGO A ROMA

DOTT. DANIELE SOLAZZI


RICEVE A ROMA, principalmente presso:


FKT Salvetti Piazza degli Ontani 11; Via delle Robinie 1; Viale Libia 5.

06 23230988


Studio EU (centro medico) Via Arno 10

06 85358134


Per appuntamenti e info: 329-1553526 - solazzi.daniele@gmail.com